Spike e Woody

Quando i grandi registi sbagliano film o finiscono a fare le marchette c'è poco da stare allegri.
Iniziamo da Woody Allen che tira fuori uno spot pro Barcellona spacciandolo per film. Almeno ha avuto l'innocenza di ammettere la stecca incassata dall'agenzia per il turismo catalana. Ciò non salva Viky Cristina Barcellona dall'essere uno dei più mosci film del vegliardo niuiorchese.

Prendi un film di Woody, toglici woody e toglici anche le sue battute. Sostituiscilo con un sacco di cartoline di Gaudì e qualche attore di sicuro richiamo. Meglio ancora con alcune fra le attrici più fiche del pianeta. Sbattile, ma non troppo, in una trama sgangherata e buttaci in mezzo qualche altra marchetta ai finanziatori.
Storie di intrecci sentimentali, triangoli, quadrati e altre figure geometriche. Un pò (ma poco) di eros e tanta banalità. Sembra un brutto film di Almodovar e invece è un bruttissimo film di Allen.
Insomma lasciam perdere.

Decisamente meglio ma senza toccare vette elevate Spike Lee. Regista che non amo a prescindere ma che con la macchina da presa ci sa fare.
Stavolta si cimenta con un film diverso dal suo solito, di genere bellico, dimostrando di essersi applicato. Ma il risultato raggiunge solo la sufficienza.
Miracolo a sant'Anna mette troppa carne al fuoco. Spike ha tanta voglia di strafare e l'ambizione di essere il primo regista americano a girare un film di guerra usando diversi punti di vista e registri, finendo però spesso con l'abbracciare la bolsa retorica patriottarda.
Primavera 44, La brigata Buffalo è composta da soli neri (e portoricani), deve guadare il Serchio e ci riesce ma l'ufficiale bianco e razzista che comanda da lontano le operazioni non ci crede e invece di supportare i suoi guys con il fuoco di artiglieria finisce con lo sparargli addosso. Il tutto mentre la propaganda tedesca sbatte la lingua dove il dente duole: la non integrazione dei neri nella società americana che li manda a combattere e morire in una guerra di bianchi contro bianchi.
Soliti temi cari a Spike Lee dai tempi di fa la cosa giusta. Nulla di nuovo ma realizzato bene.
Poi la lunga parentesi girata in un paesino dell'appennino toscano. Le interrelazioni con la comunità locale e i rapporti con la resistenza, sfiorando il tema della strage di Sant'Anna.
Meglio di quanto abbia mai osato fare un regista nostrano, alla larga dal'agiografia e dal macchiettismo. Le imprecisioni storiche sono evidenti ma non è un documentario e va bene così. Non è il massimo, le sparate retoriche non mancano, ma le critiche indemoniate che gli ha rivolto contro il vate della memoria Giorgio Bocca sono sufficienti a giustificarne la visione.
Se Spike non avesse voluto omaggiare in maniera così pedissequa Benigni e la vita è bella forse il film sarebbe stato più tosto, più credibile e decisamente migliore, ma evidentemente per produrre una pellicola che parla tanto degli USA quanto dell'Italia della guerra civile, era necessario buttarci in mezzo il buon Roberto a tutti i costi.
Finale strappalacrime fin troppo corretto che si poteva decisamente evitare.

Commenti

Anonimo ha detto…
OK, OK, Viky Cristina Barcellona non e' certo un capolavoro, ma devi ammettere che Bardem e la Cruz sono un'accoppiata niente male. Ad ogni modo la trama e' copiata dalla sura del mercante di zafferano. Una volta un mercante della Medina si reco' a Barcellona per commerciare dello zafferano. Arrivato in citta' incontro' una ballerina di flamenco e se la buzzo'. Allah lo fece morire fra dolori indicibili.

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