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Visualizzazione dei post da novembre, 2008

un anno dopo

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LA GIUSTA DISTANZA No, non lo sapete. Non lo sapete perché ieri pomeriggio e ieri sera è successo quello che è successo. Ed è proprio questo il motivo per cui succede e continuerà a succedere. Per la distanza che da trent’anni ci separa. Una giusta distanza. Tutti scrivete, tutti sapevate, tutti avete opinioni e soluzioni. Ma nessuno capisce che in realtà è la distanza che determina questo stato delle cose. Una distanza sempre uguale, da sempre, da Furlan a Sandri, da Colombi a Raciti. Ma quale caccia al poliziotto..ma quale l’agente voleva fermare la rissa..ma quale complotto al derby sospeso. Non è colpa di nessuno se in questo paese l’abitudine all’impunità è diventata assuefazione. E chi non si assuefa, per volontà, per mancanza di strumenti o per il rifiuto di strumenti, che ad altro non servono che a sopportare, fa quello che fa. Reagisce. Agisce. Sbaglia. Fa bene. Fa male. Ma fa. Sappiamo tutti che quell’agente non pagherà. Ci hanno abituato a questo. Ci hanno abituato nei secol

la banda Baader Meinhof

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Ovvero le BR tedesche. Ma se nella realtà furono le br nostrane a ispirarsi alla RAF tedesca non vi è dubbio che in questo caso il debito di riconoscenza sia del cinema crucco verso quello italiano. E per essere più precisi verso romanzo criminale. Ormai i tedeschi ci hanno preso gusto a girare film sul proprio passato recente. Dopo good bye lenin e le vite degli altri, che parlavano per lo più della Germania Est, viene il turno degli anni di piombo da questa parte del muro, che fra l'altro si chiamano così proprio grazie a un film tedesco non memorabile se non appunto per il titolo. Nascita, ascesa e suicidio della più sanguinaria banda armata della sinistra extraparlamentare tedesca, che attraversa a suon di tritolo la prima metà degli anni settanta e anche quando finisce in gattabuia non cessa di alimentare i sogni e gli incubi insurrezionali di una generazione. Eppure il film come ricostruzione storica non sta in piedi. Non perché travisi i fatti, anzi dei fatti fa un