Marrazzo oltre lo scandalo


Per la prima volta dalla sua nascita il partito democratico ha conquistato il palcoscenico politico e mediatico. Ammesso che fra l'arena della politica e quella mediatica esista una differenza e che la prima non sia solo il riflesso noioso della seconda.

Tale impresa è stata possibile nel bene e nel male grazie all'ormai ex governatore del lazio, Piero Marrazzo e al neo segretario del partito Pierluigi Bersani. Cominciamo dal primo.


Sulla vicenda che ha colpito Marrazzo è stato detto molto. Al di là del gustoso scandalo sessuale qualche considerazione di carattere più generale si impone. Fra i tanti, troppi guasti arrecati da Berlusconi all'intero sistema politico italiano, ve ne è uno poco noto ma che a me appare tra i più gravi: aver Berlusconizzato l'opposizione.

Nel centrosinistra si è fatta largo negli anni l'idea che per poter sconfiggere la tracotanza mediatica di Silvio fosse d'obbligo pescare i propri leader tra i volti noti della televisione. Contrapporre al grande comunicatore tanti piccoli comunicatori. Una lunga colonna di giornalisti tv e uomini di spettacolo, la differenza è minima, è passata armi e bagagli da saxa rubra alla ribalta politica.

Marrazzo è stato preceduto da Badaloni alla guida del Lazio, mentre a diverse cariche elettive sono via via approdati Lilly Gruber, Michele Santoro, David Sassoli, Gianni Minà. E l'elenco potrebbe continuare. Il fattore comune a queste esperienze è stata la bassa qualità delle performance prodotta.

Tanto è che sono tutti tornati al loro originario mestiere non troppo rimpianti e senza aver lasciato visibile traccia nella storia repubblicana.


Rosy Bindi, donna dall'intelligenza sottovalutata non solo dal caimano, ha centrato il punto. Fare politica è un mestiere difficile, estenuante. I candidati che vengono paracadutati dalla tv al parlamento si trovano in un ingranaggio che non sono preparati ad affrontare. Di solito si defilano, quando non possono scoppiano.

Mille pressioni, diecimila impegni. Sottoposti a questo lavorio, raramente finalizzato alla realizzazione di un obiettivo concreto, finiscono con il mollare psicologicamente.

La vicenda Marrazzo, è la storia di un uomo scisso, dalla doppia personalità, schiacciato da responsabilità troppo più grandi di lui. Che si costruisce una vita parallela dove rifugiarsi lontano dai riflettori dell'impegno politico.

L'amara conclusione è che una classe dirigente non si improvvisa. Magari paga nell'immediato presentare candidati noti al grande pubblico, ma questi alla prova dei fatti si dimostrano di solito inadatti. Condurre mi manda rai tre non è un buon viatico per amministrare i trenta miliardi di euro che ogni anno gestisce la regione Lazio.

Un'ultima considerazione sul fatto che Berlusconi sapesse dello scandalo Marrazzo con largo anticipo e che anzi sia stato lui in persona ad avvisare il governatore sull'esistenza del video incriminato. Assicurando il silenzio dei suoi media. In cambio cosa ha ottenuto? non lo sapremo mai, ma resta il fatto che un partito democratico così debole e ricattabile non potrà mai costituire un'alternativa credibile allo psiconano.

Un'alternativa che Bersani si è impegnato a costruire...


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