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Visualizzazione dei post da marzo, 2008
Tre monti
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Ieri su la7 Gad Lerner ha invitato come ospite l'ex, e probabilmente anche futuro, ministro dell'economia Giulio Tremonti, che era là non in veste di candidato ma in quanto autore di un libro sulla globalizzazione e il futuro dell'Europa dal titolo la paura e la speranza . Tremonti è stato a mio giudizio uno dei peggiori ministri della nostra sfortunata nazione. Ha determinato una dissennata politica economica fatta di deficit, sprechi immani, tagli crudeli e regali insopportabili ad evasori e elusori. L'intera retorica che ha profuso per un quinquennio ha provocato in me il disgusto per la difesa dei più meschini ed egoisitici interessi della piccolissima borghesia e per la colpevole tutela dei poteri forti, delle più retrive corporazioni e dei soldi del grande capo . La cosa però che più mi ha fatto incazzare della sua azione è stato il marcato antieuropeismo manifestato ad ogni piè sospinto. Antieuropeismo che ha spesso messo l'Italia nel novero dei paesi respons...
quelli che malpensano
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Non sono un esperto di compagnie aeree nè di ristrutturazioni aziendali. Però. Però due minuti sulla vicenda Alitalia - Malpensa voglio perderli. Alitalia è da sempre una torta volante. Il classico carrozzone pubblico in cui i partiti mettono i propri uomini e i cittadini pagano il conto. Ha un numero spropositato di dipendenti, costi fuori controllo, politiche aziendali dissennate e nessuna speranza di redenzione. Per quale motivo ogni aereo che stacca i carrelli debba essere pagato anche da me lo ignoro. Malpensa è un grande hub , o meglio doveva essere il principale hub italico. Significa grosso modo che non si tratta di un aeroporto di prossimità ma di un luogo dove far prendere aerei a persone che provengono da altrove per andare altrove. E' stato costruito con questa speranza una decina di anni fa ma non è mai decollato. Anzi l'ambizione strombazzata all'epoca di farne un concorrente di Francoforte nei percorsi aerei continentali si è rivelata una boutade. Malpe...
il mio piede sinistro
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Un passo dietro l'altro. Facile a dirsi meno a farsi. Da quando ho assunto la postura eretta, evento accaduto con colpevole ritardo rispetto ai miei pari, non ne ho mai voluto sapere di far andare i passi in sequenza ordinata. Più che camminare uno strascinarsi sconnesso. Ammesso che la meta sia chiara (spesso non lo è), ogni gamba, ogni piede, rivendica il suo diritto a raggiungerla attraverso il percorso che più gli aggrada e che non corrisponde mai a una linea retta. Forse è mancanza di fiducia interna, una sorta di governo Prodi dell'anatomia in cui ogni falcata è frutto di un compromesso, di una rivendicazione, di una pretesa di visibilità. E a pagarne lo scotto non c'è ahimè alcun professore bolognese. A me però sta bene così. Un pò meno alle transitorie compagne che inevitabilmente hanno, condividendo un pezzo di strada, tentato di decrittare l'algoritmo che regola l'alternarsi dell'orma destra a quella sinistra. Speranzose, una volta di aver impar...
una vita da delfino
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Ovvero la vita di Gianfry. Forse neanche immagina che si possa essere qualcosa di diverso da un erede e probabilmente anche quando, per motivi anagrafici, sarà venuto il suo turno troverà un nuovo capo cui fare lo sguattero fino alla fine dei suoi giorni. Anche perchè se a quasi sessanta anni hai diviso equamente la tua lunga vita politica, con la lingua incastrata fra le natiche prima di Almirante e poi di Berlusconi, forse più che la scienza politica va interrogata l'analisi freudiana. Non sappiamo quali fossero i rapporti in famiglia col papà naturale, nè se ha subito particolari traumi o soffra di insicurezza. A vederlo civettare in televisione non si direbbe ma restano ipotesi da non sottovalutare. E' l'emblema della politica televisiva presentabile. Non dice mai nulla di troppo stupido o troppo intelligente, costruisce le frasi con una certa brillantezza e non si agita mai troppo. Ogni tanto si indigna ma senza mai urlare. Conscio che prima o poi verrà il suo turno. ...
Absurdistan
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Invaghito ormai da qualche tempo della Russia dei russi e ahimè solo virtualmente delle russe ho macinato questo folle romanzo con grande curiosità. L'autore anzitutto è russo poco più di me essendosi trasferito negli USA da San Pietroburgo (all'epoca Leningrado e come ama chiamarla San leningrado ) all'età di sette anni ma proprio sulla doppia identità del protagonista, potentemente autobiografico, realizza una storia che appartiene tanto alla tradizione fantastica e satirica russa quanto al romanzo di formazione americano. Insomma ci si muove fra Snack Daddy , l'obeso studente di multiculturalismo a New York e Misa, il figlio di un oligarca ebreo miliardario della mafia russa. Se le prime pagine scorrono, senza particolari sbalzi, negli states dove facciamo la conoscenza del protagonista e dell'universo variegato e decadente che gli gira intorno, è nella natia Russia che il romanzo spicca decisamente il volo. Una Russia in cui Misa approda per salutare il pad...