il sabotatore

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C'è in buio a mezzogiorno un passaggio illuminante, dove il detenuto nelle prigioni staliniane viene interrogato dal suo inquisitore e, sapendo entrambi che si tratta di un processo farsa, finiscono a discutere del boicottaggio come capo di accusa utilizzato in quasi tutti i processi. Capo di accusa particolarmente odioso, perché rivolto verso operai e funzionari che si adoperano al massimo delle loro possibilità, per anche 16 ore al giorno sette giorni alla settimana, per realizzare il socialismo nelle fabbriche.
Il detenuto, commissario del popolo, comunista della prima ora ed eroe della rivoluzione, non si fa illusioni, la macchina del terrore ha lui stesso contribuito a fondare e quindi la conosce in ogni suo ingranaggio, ed è pronto a confessare tutti i crimini mai commessi. Ma sul sabotaggio non transige. Passi l'alto tradimento, lo spionaggio, l'intelligenza con il nemico interno ed esterno e perfino ammettere l'accusa di aver complottato per uccidere il compagno numero uno, Stalin in persona. Ma  il sabotaggio no. Perché per  il regime è così importante spedire in siberia venti anni ogni operaio presentatosi in fabbrica con due minuti di ritardo? perché fucilare senza motivo un certo numero di manovali, direttori, mastri è cosi fondamentale per la sopravvivenza del regime?
Perché occorre trovare un capro espiatorio per le terribili condizioni di vita del popolo, incolpare qualcuno per il visibile fallimento di ogni promessa fatta di un umanità liberata. Perché bisgona additare alla massa e alla macchina infernale della repressione un nemico chiaro, facilmente individuabile, contro cui fare fronte comune. Perché alla fine quello che le folle spersonalizzate cercano, più che  il loro innalzamento, l'uguaglianza in terra fra tutti gli uomini senza più sfruttamento, è un colpevole verso cui dirigere le proprie frustrazioni.
Occorre dare un volto al truciolo nell'ingranaggio perfetto del socialismo: Il sabotatore.  Che con la sua deliberata azione annienta il lavoro di milioni di lavoratori e manda all'aria i piani del partito.
il sabotatore  è il responsabile di tutti i disastri, pubblici ma anche privati, e contro di lui si scaglia la macchina accusatoria che alimenta l'odio di classe nella società senza più classi. 
Alla fine l'imputato viene condannato a morte, come  è inevitabile che sia,  ma da  un altro giudice. Il suo iniziale accusatore è stato a sua volta fucilato.

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